La Biblioteca Nazionale Marciana organizza, martedì 2 dicembre 2014, alle ore 17, nel Vestibolo della Libreria Sansoviniana, sua sede monumentale (Venezia, Piazzetta San Marco 13/a), la presentazione del volume: Giada Carraro, La casa delle girandole. L’arte cinetica di un poeta astronomo veneziano. Il libro, edito dalla casa editrice Linaria di Roma, con la collaborazione del Museo della Bora di Trieste, ricostruisce la storia di Donato Zangrossi e della sua abitazione di Campo Castelforte che ha affascinato turisti e visitatori.
Campo Castelforte, a due passi dalla Chiesa di San Rocco e dalla Basilica dei Frari, è un angolo ancora un po’ nascosto di Venezia. Ma per tanti anni questo piccolo scrigno, incastonato nel sestiere di San Polo, ha custodito un tesoro che incantava sia i turisti che vi capitavano per caso sia i veneziani che vi passavano affaccendati nelle vicende di tutti i giorni. A Campo Castelforte sorgeva la Casa delle girandole, così soprannominata proprio per le girandole che facevano bella mostra di sé sulla facciata di un edificio affacciato sul campo e sul sottostante canale. Dal 1994 le girandole, opera del veneziano Donato Zangrossi, non ci sono più. È rimasta solo la facciata spoglia della casa che le aveva custodite.
La storia della Casa delle girandole:Donato Zangrossi (1905-1990), l’inventore e creatore delle girandole, lavorava come operaio alla Sava di Marghera, azienda in cui produceva soda caustica. Ma dedicava tutto il suo tempo libero agli studi di fisica, astronomia e filosofia, arrivando anche a mettere a punto delle proprie teorie. L’ultimo piano della casa in cui viveva, che si affacciava su Campo Castelforte, divenne il suo osservatorio-laboratorio: vi trascorreva delle ore ad ammirare rapito il cielo stellato. Considerava l’universo, con la sua immensità, maestro di un insegnamento superiore, custode di una legge morale in cui credeva profondamente: sapere, umiltà e amore per il prossimo. Fu proprio per portare questo insegnamento tra le persone che ricreò un pezzo di galassia sulla facciata della sua casa attraverso le girandole, costruite usando semplice legno di scarto. Iniziò a produrle dopo il pensionamento dalla Sava, attorno al 1967, probabilmente sotto la suggestione delle opere d’arte cinetica esposte presso il Padiglione Venezuela della Biennale di Arti visive di Venezia, dove lavorò alcuni anni come sorvegliante. Fu lo stesso Zangrossi a mettere a punto il processo di costruzione delle girandole e il meccanismo degli ingranaggi per permetterne la rotazione. La suggestione esercitata da quella casa era così forte che molte persone le dedicarono dipinti, poesie e racconti: gli alunni delle scuole andavano ad ammirarla, i turisti lasciavano dei bigliettini, gli studenti universitari vi passavano di fronte prima di un esame, scongiurando che le girandole girassero per il verso giusto. Oltre a raccontare la storia di Zangrossi e delle sue girandole, il libro ripercorrere il percorso di ricerca storico-artistica compiuto dall’autrice Giada Carraro, con la collaborazione di Rino Lombardi, direttore del Museo della Bora, riporta i ricordi e le testimonianze raccolte, ricostruisce la triste fine delle girandole e gli inutili tentativi per salvarle.
L'autrice: Giada Carraro è ricercatrice in storia dell’arte. Si è occupata di fototerapia curando alcuni contributi per la rivista “Nuove Arti Terapie”, successivamente si è dedicata all’arte irregolare e alle architetture fantastiche, concentrandosi sull’area veneta.