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Presentazione del libro: W. D. Howells, Vita a Venezia

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Sabato, 07 Febbraio 2015

La Biblioteca Nazionale Marciana organizza, in collaborazione con il Comitato di Venezia della Società Dante Alighieri, sabato 7 febbraio 2015, alle ore 11.00, nel Vestibolo della Libreria Sansoviniana, sua sede monumentale (Piazzetta San Marco 13/a, Venezia), la presentazione della nuova edizione italiana del libro di William Dean Howells,Vita a Venezia, a cura di Gaetano Prampolini. Traduzione dall’inglese di Emma Sereni, con la collaborazione di Gaetano Prampolini, Ed. C.I.R.V.I., 2014. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

Saluti: Maurizio Messina, direttore della Biblioteca Nazionale Marciana, e Rosella Mamoli Zorzi, Società Dante Alighieri, Comitato di Venezia. Relatore: Rita Severi, Università degli Studi di Verona. Saranno presenti il curatore e la traduttrice.

Nel 1861 un giovane americano dell’Ohio sbarcava a Venezia, con un posto di console, avuto come compenso per la biografia scritta per la campagna presidenziale di Lincoln. William Dean Howells (1837-1922) rimase nella città per tutto il periodo in cui l’America era insanguinata dalla Guerra Civile. Dapprima, solo, dopo un breve periodo in albergo, abitò in campo S. Bartolomeo, invaso di banchetti di ceramiche e vetri, di vestiti, mandorlati e mostarda a Natale, luogo di fin troppo vivaci scambi e commercio per il suo orecchio. Sposatosi a Parigi nel 1862 con Elinor Mead, sorella di uno scultore, si trasferì a palazzo Falier sul Canal Grande, dove nacque la figlia Winifred nel 1863, e poi la famiglia abitò a Palazzo Giustinian, accanto a Ca’ Foscari. In questi anni di assai poco lavoro, Howells scrisse delle lettere ad un giornale di Boston, destinate ad essere raccolte e pubblicate con il titolo di Venetian Life nel 1866. Il giovane scrittore, futuro padre del realismo americano, romanziere di successo, e direttore dell’Atlantic Monthly, amico di Mark Twain e di Henry James, si proponeva di ritrarre una Venezia realistica, diversa dall’immagine romantica resa popolare da Byron e Cooper, o dalla storiografia di un Daru. Il suo occhio osserva la vita di tutti i giorni, le figure dei venditori di zucca e di fumanti pere cotte, o di profumate caldarroste, le “bigolanti” che portavano l’acqua in due secchi appesi alle estremità di un palo ricurvo tenuto in equilibrio sulle spalle. Numerose le note sui mendicanti, uno dei quali chiede la carità dal suo sandolo. Frequenta i teatri, registra i modi di vivere dei veneziani, spesso poveri, si addentra nel ghetto dove assiste allo spennamento delle oche, visita i caffè, entra in chiede gelide, ancor più gelide se parte di quel Rinascimento o del barocco condannato da Ruskin, sua fedele guida architettonica. Il libro ebbe un enorme successo, e ne uscirono diverse edizioni; in quelle degli inizi del Novecento Howells rinnegò la sua giovanile sudditanza ai diktat Ruskin.


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