Giovedì 2 marzo, alle ore 17, prende il via con la conferenza di Mino Gabriele “Il primo giorno del mondo: simboli solari, alchemici e magici nel Cinquecento”,il ciclo di incontri intitolato “Migrazioni di simboli”. Nell’occasione sarà presentato il volume omonimo del prof. Gabriele. Saluto di Maurizio Messina, direttore della Biblioteca Nazionale Marciana. Relatore: Mino Gabriele, Università di Udine. Interviene: Giovanni Fara, Università di Ca' Foscari, Venezia.
Il cammino delle immagini simboliche si snoda sorprendente attraverso contesti culturali diversi. Indagare e intendere questo viaggio vuol dire far emergere a poco a poco l’aurea catena di pensieri, di idee da cui esse scaturirono e vennero poi trasformate. Il volume prende in esame alcune di queste peregrinazioni iconiche.
La prima riguarda un eccezionale bassorilievo rappresentante il dies natalis mundi, il primo giorno del mondo, e l’immagine del dio orfico Phanes contornato dallo zodiaco, testimonianza unica nel suo genere, risalente al II secolo d. C. Venne ritrovato nella Galleria Palatina a Modena. Era il 1862. Circa sedici secoli prima un sacerdote del culto di Mitra l’aveva dedicato al suo dio solare. Da allora il silenzio era caduto sul nobile reperto. Eppure per circa trenta anni, nel Cinquecento, esso ispirò, interpretato con altri significati, opere d’arte a Padova (Odeo Cornaro), a Venezia (Libreria Sansoviniana) e a Firenze (Palazzo Vecchio), ma senza che nessuno ne facesse menzione. Un fantasma, che dopo avere fecondato le menti e le mani di insigni artisti, scomparve di nuovo per trecento anni.
La seconda narra di un drago che non muore mai, immortalato in magnifiche pitture del XVII secolo, fino ad oggi inedite e custodite in un convento francescano. Il mostruoso serpe cifra ogni scena: avvolge una fanciulla e con essa muore, una regina lo impugna come uno scettro, il dio Giano lo ammira avvoltolato al tronco di un albero fiorito. Il saggio scioglie il senso e l’origine di così singolare sequenza simbolica rintracciando le antiche fonti da cui poterono scaturire e il percorso della loro migrazione simbolica. La ricerca di queste radici condurrà in un altrove lontano, tra rosacroce tedeschi, alchimisti medievali e leggende persiane su Alessandro Magno fino ad un antico dramma indiano con il personaggio della donna-veleno, da cui tutto ebbe origine.
La terza parla un raro amuleto giudaico-cristiano del XVI secolo, sul cui ci illuminano l’autore, e un dotto commentatore, con un libro presto messo all’Indice. Il talismano con la sua studiata struttura di segni e di parole evidenzia come la magia, paradossalmente, sia un’arte esatta. Per raggiungere i suoi fini e agire sulle realtà visibili e invisibili del mondo il mago deve attenersi ad un modus operandi preciso e rigoroso. Egli può compiere il suo ufficio solo seguendo determinati tempi e luoghi, usando certe sostanze e materiali, evocando certe parole, immaginando o disegnando certe figure, segni o caratteri. Da qui il grande fascino di questa medaglia-amuleto, che godette di grande fortuna in Europa fino al XVII secolo.
La quarta concerne una singolare incongruenza astrale coniugata con la teoria dei quattro elementi che orna il celebre Studiolo di Francesco I de’ Medici. Qui una raffinata e calcolata inversione dell’intero sistema di correlazioni tra segni zodiacali celebra l’unione dei due sposi-principi, e riflette attraverso l’armonica trama la perenne rivoluzione cosmica, in perfetta sintonia nuziale con l’intera struttura quadripartita delloStudiolo.
Mino Gabrieleè Professore di Iconografia e iconologia e di Scienza e filologia delle immagini presso l’Università di Udine. Autore di numerosi volumi e saggi tra cui: Alchimia. La tradizione in Occidente secondo le fonti manoscritte e a stampa (1986), Hypnerotomachia Poliphili (1998), Corpus iconographicum di Giordano Bruno (2001), Commentaria symbolica di Antonio Ricciardi (2005), L’arte della memoria per figure (2006), Alchimia e iconologia (2008), L’Iconologia di Cesare Ripa (2010), Sui simulacri di Porfirio (2012), Il libro degli Emblemi di Andrea Alciato (2015). Dirige la collana “Multa Paucis. Opere Rare e Inedite” della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e la rivista “Fontes. Periodico semestrale di Filologia Classica e Storia dell’Arte”.