La Biblioteca Nazionale Marciana e la Società Dante Alighieri, Comitato di Venezia, ricorderanno George Labalme, amico di Venezia, lunedì 19 giugno 2017, alle ore 11.00, nel Vestibolo della Libreria Sansoviniana (P. tta San Marco 13/a).
Interverranno:
Maurizio Messina, Direttore della Biblioteca Nazionale Marciana
Gabriella Belli, Direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia
James Grubb, trustee della Gladys Krieble Delmas Foundation
Melissa Conn, Direttore di Save Venice, Venezia
Marino Zorzi, per gli Amici della Marciana
Rosella Mamoli Zorzi, Presidente del Comitato di Venezia della Società Dante Alighieri
George Labalme, scomparso a New York l’anno scorso a novant’anni, è uno dei mecenati di Venezia. Un architetto che amava l’Italia da quando aveva lavorato a Milano con Giò Ponti nel dopoguerra. Con la moglie Patricia, studiosa del Rinascimento veneziano scomparsa nel 2002, aveva fondato “The American Friends of the Marciana Library”, che nel corso degli anni ha aiutato in diversi modi la Biblioteca Nazionale Marciana, assiduamente frequentata dalla studiosa. Con la Fondazione Gladys Krieble Delmas, Labalme ha appoggiato molti progetti in favore di Venezia, tra cui la digitalizzazione dell’archivio del Patriarcato, curata da Francesca Cavazzana Romanelli, la catalogazione di archivi privati conservati nei musei veneziani, specie al Correr e a Palazzo Mocenigo di San Stae e altre iniziative. A lui è dovuto anche l’appoggio a mostre, tra le quali “Gondola Days” (2004) nel Salone Sansoviniano della Marciana e “La poesia della luce”, curata da Andrew Robeson (2014-15), la grande rassegna dei magnifici disegni veneziani della National Gallery of Art di Washington, al Correr. Ha inoltre approvato molte delle richieste di giovani studiosi americani che così si potevano recare a Venezia per le loro ricerche, incoraggiando sempre, anche a Venezia, tutti i giovani borsisti. Ogni anno Labalme trascorreva a Venezia più di un mese, prima con Patricia e poi con i quattro figli e i nipoti. Generoso, ricco di sense of humour, colto, viveva fra New York dove la sua casa guardava lo East River, da lui chiamato “il canale della Giudecca”, e il Connecticut. Amante dell’opera, non perdeva nessuna opera italiana al Metropolitan di New York.